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D.Pinto - Grafica. Scilla '83 |
Era
- in gennaio?
Hmm…
Ne
son quasi certa. Sì, gennaio,
Passati
i pigolii domenicali e quelli del nudo - così
istruito
me-coscienza. A cena col vento di maggio nella muffa dei tuoi occhi.
Eh
sì, un’altra poesia in cui parlo a te!
Cena,
ma bevvi soltanto da un bariletto di plastica quanto vino potevo fino a
mattina.
Beh
allora erano vivi come lame-avvoltoi – i tuoi occhi.
sono
muschio adesso, mio sesso, e natale è lontano – quanto?
Cinque,
sei mesi? Tienili in serbo per un presepio vivente o per qualcuno che non sia
allergico ai funghi.
E
poi all’ultimo sguardo mi son parsi un po’ lunghi, anzi bislunghi
Quasi
un litro e mezzo d’occhi avevi.
Oh,
mio sesso, solo per gioco io voglio giocare al gioco d’amore
Ripiegato
e piccino, saltare come un coniglio, ora che sono
il
mio
solo
periglio
e
l’appiglio
a
me
solo - fotogramma che mi uccise sei volte, Amato Sesso,
oppure
tutto o niente. Tanto sono mezzo
filosofa – e quindi è lo stesso
l’unico
qui sei tu che non hai inteso il gioco della follia, amore amato, mio sant’inguine
scintillante!
Valdughiano amore squamato. Era solo pazzia.
Sollo,
io. Tu non sai: che era poesia.
*
Era
d’aprile,
mentire a sé stessi,
e
pure di questo sono certa. una questione
d’infinito mica d’amore.
oh
sanguinanti dita! Io l’equilibrio non lo voglio! Detto fra noi
Non
sono una stadera
ma
tenue placcata fanciulla, però sono maschio e qui v’invischio.
Era
di giugno all’avvio dei motori dell’estate,
all’avio
saettante nella tremolante notte nottambula.
Avio?
Era un pipistrello e videre lo vidi agguantare a volo una falena.
Sul
deserto spalancata ancora latrante la
mia finestra disabitata.
Poi?
Non
leggo nel futuro, cari amici. Poi?
Non
lo so.
Post Scriptum, anzi, Ante Litteram.
Dopo
la stelletta grafica messa un po’ a caso (*) non so, che dite – questi versi si potevano evitare?
E
invece no, la grande, la poeta vuol fare - l’Effimera, la Miseranda –
Che
più non ama che oltre i dirupi inesistenti brame.
PoemScilla’83
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