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Scilla '83 |
1
povera povera pietra a vapore -
tra me e me e chi passava -
quelli del tram a me che lagnavo
li ho sentiti chiamarlo cuore, cuore a
vapore!
povero povero ragazzo che aspetti
il tram. dov'è che vai? vieni da me -
ho fatto
la polenta - vestita magenta vecchina
con baffi e quanto basta
a una suora per esser gertrude
rallenta rallenta qui c'è chi paventa
un cuore spedito
un sangue ardente uno come il tuo
d'amore
ardito
a un pantano in giardino di due
raganalle
la luna seta ad ammirare e lei che
voleva fare fru fru
coi miei baffi, quel noioso rumore di
baffi fregati...
ho negato la polenta - roba da lord ho
detto, meglio
un paneprosciutto e le anatre al
laghetto, io son solo un povero povero vaporetto...
2
questi amori che finiscono
solo per ricominciare altrove
questa verde, questo oltraggio di spini
e di profumi
questa strada di torri d'orologio che
passa dove i treni non vanno più
salirò salirò a bordo della più
malandata rondine di marzo agli albori
nessuna traccia rimane o poco di grandi
sovrani discesi a queste sponde
fra le alberete salmastre strette
strade di campagna
tra i fuochi di fosche fenici e le
gincane per la fame
non ricordo dove ho abitato, nè
rammento l'indirizzo a cui
spedivo lunghe lettere d'oro alla mia
prima fidanzata
non ricordo il nome di mia madre a
quanti anni a mio padre
l'orologio ha smesso di ticchettare
sulle 23 di un agosto infernale
l'afa che girava in casa col suo
tremulo collo di giraffa
e fuori partivano gli annaffiamenti
automatici, puntuali come un complotto.
3
ardente come la fiamma dell'orologio
la colomba di pece e di sangue non
foriera di alcuna tregua
si posò in giugno sul merlo più alto
del torricchio a ponente,
qui si conclude questa storia.
altrimenti detta poesia.
descrittiva simbolica certamente non
autoreferenziale
in più che dire : sangue dei miei
padri, padri miei, padri
l'orrore negli occhi dei bambini in
questa litografia lungo la senna
4
fiore perduto o ultimo fiore -
ultimo qualcosa perduto di qualcosa
è sempre la solita vecchia bega...
muta l'involucro - fiore dell'albero di
loto
ginestra o ranuncolo, erica settenaria
- ovvero?
muta la punta di glicine del cercatore
di sete, il pozzo e secco
il pazzo cambia il rossetto al suo
becco, ma...
la puntata è alta o la borsa - o la tua
borsa o la mia
è la corte dei miracoli - paris chi sa
dove più meno medioevo
o dove meglio ti pare piantare un
planetario di libeccio con i cardini
che girano e girano inutilmente e nel
mentre imitano il pianto di un bambino
strappato dalla sua poppata
pomeridiana...
topi e fogne e cuscini di ruggine e
vecchie lampade a petrolio a fare croci di fattura
siamo forse nei quartieri? no. e'
utopia, il sole è altro e non pioverà fino a domenica.
qui non s'è mai vista piangere una
madonna, entrate. entrate pure.
entrate, non s'è mai ficcato un cristo
in lutto qui dentro. gioia. e i sorci
secondo il menu del giorno - da
leccarsi i baffi.
allungati sui grani di polveri su
polveri di grani grani per grani
giocatori d'azzardo fumiamo
segretissime droghe che qui voi della terra lungo la senna...
con le orecchie accostate alle pareti
sull'orlo del panico reciprocamente ci
ascoltiamo i polsi
che non venga l'ambiguo di un mondo in disagio
a domandarci due tiri di
qui c'è l'arresto.
un grammo di listz da sciogliere in
gelatina per le camelie d'inverno
o il tintinnio di una moneta.
non vorrete mica finirci per davvero in
paradiso!
Scilla
‘83
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