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Tributo a Hiroshige - Scilla '83 |
Volevo
scrivere una poesia e un racconto.
Ho scritto questo.
*
Lentamente
e chiaramente e dignitosamente.
Soglie
concluse - una poesia lacerata dopo l’altra
con
eccesso d’acqua nuova carta al macero rime e basilico…
Una
lenta chiara dignitosa candela ha illuminato le scale che portano in cantina…
In
vie lustre di buio piovoso – pioggia scura di metà giugno.
Ovviamente
è tutto figurativo, illusorio e dignitoso
Credetemi,
dignitoso. Non racconto balle. Il fieno si inumidisce sui campi mentre
uno
spettro, o forse un marziano viene a attrarmi in un volo chiuso – un’ampolla
di
giade guidata dalla forza del suo desiderio di vedermi stupito del solito
vecchio o-scenario.
Accaduto
ieri notte. E se fossi saggio e se fossi
sciocco
visto il posto in cui mi trovo – sono in un monastero di clausura –
Crederei
alla visita di uno spirito buono, misericordioso, santo quel tanto che io non debba
aumentare
la
mia dose serale di neurolettici. E’ tutto un simbolo di qualche
cosa
che è già simbolo di un altro simbolo e così via ha detto. Ma io lo sapevo già.
Va’
a scavare in quale trono è sepolta la profonda spada di fuoco…
La
matrice. La motrice bobina tremante che genera uguali foglie e pugnali…
*
Andò
via dopo esserci innamorati, mi disse
di
bruciare la daga di rame dell’Arcangelo della Miseria.Vai a capire…
Mi
è costato solo un ansiolitico in più. Sono tornato, ridisteso nella mia materia
Di
fuoco, pian piano ridivenendo la solita terra del sempre.
E
ho dormito fino a mezzogiorno, quando fuori sul pianerottolo
baccagliavano
i ragazzi, ospiti del convento, che mi hanno svegliato.
E
non è stato un sogno. E ne ho la prova. Io non soffro di certi dolori
specifici.
Così
sono uscito ed ho comprato della pomata al cortisone da applicare tre volte al
giorno.
Ripeto:
è tutto un rappresentazione, un contrassegno, una allegoria macchiata di sangue
rosso e dorato.
*
Non
saprei
davvero in che modo mettermi a
riciclare
la carta in una vasca da bagno…
Dovrei
innanzitutto chiedere che mi cambino di
stanza,
nel mio bagno c’è solo la doccia.
I
miei fogli restano così, dilacerati, a brandelli, a zannate, che poi nemmeno
sono i miei fogli .
Ma
sono un'altra personificazione di qualcosa. Qualcosa che con molta probabilità
e fatica
risorge
in marzo da un’umida gleba di terra.
Sono
geometrie frante, fenomeno-logica-mente,
di
un
grande vaso vuoto
che
ho trovato su un sedile in pietra,
dal
eversivo allusivo dignitoso
blu-azzurro
intenso.
.
*
La
cercavo
nei suoi occhi quella pericolosa nuance
La
maggior parte di voi non sa a chi mi riferisco, ovviamente. E forse mai.
Sorpreso,
mentre la bobina è quasi tutto srotolata, di parlare di lui alla terza persona.
E’
la prima volta che lo faccio – sarà stata la visita di ieri notte… o forse la
mia solitaria infanzia felice…
E
invece erano verdi, verdissimi, stellanti con
il
mutamento di pelle della luce – tornando a noi –
e
pieni
di diamanti acuminati che
usava
per
comprare
ogni
pur
piccolissima
crepa
del
vaso.
PoemScilla ‘83
In Fara Sabina
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