(MIS
UNDER
STANDING)
Ridi
pagliaccio
sul mio rigoglio di sangue, ridi...
al
silenzio le nostre voci levate per l irritante soluzione.
Pic!
e
sulla
bella frangia della mia mise impersonale - ridi sul -
che
ti salva da ben molte figuracce.
ma
il mio è neve fissa con cui filosofeggiare in versi liberi
quei
pochi di noi che hanno
marcato
la china della comune alienazione
lo
sanno.
*
E
abbiamo riconosciuto l'
amore
mentre danzava il suo match con la speranza.
Ad alcuni è piaciuto. Ad altri meno. Per molti -
indifferenza -
io compreso. A venti leghe di luce di distanza -
ora affermo e afferro il coro per le corna, ma
non parlo alla perfezione la vostra lingua - il toro, sì,
il toro, chiedo scusa.
Affermo che non mi è piaciuto, non più della poesia che
di gran lavoro
lo sorpassa. Ma da
noi
poesia è un'altra cosa. Difficile da spiegare
per il verso giusto.
*
Voi
terrestri siete talmente aperti, spalancati,
psicopatetici addestratori di finestre percettive al
vuoto reso
che quando è tempo di vento
battete al muro come malandate persiane...
Ma sul mio pianeta questa ultima frase non farebbe
sorridere nessuno.
E neanche la mia laurea in lingue e letterature di
Gaia permette
una precisa traduzione.
Non
ho
svelato stasera né domani ho svelato
un
vaso di ferro portentoso - o velato - né
un
fango autoinnestantesi, pavese asteroidale
della
mia vittoria nuda sulla guerra di Eolo e di Pandora.
Non
ho scoperto una sfoglia di Itaca
né
preso dal frigorifero l'ultimo bignè vecchio
di
una settimana..Un caffè sabbioso - un' acqua umile
di
sperperato lavatoio - piovasco a
rose.
*
Cambiato
la direzione del faretto
contro
la parete degli specchi a sud, nella mia stanza.
c
è vento, statistiche morte nel vo-lume di vetro
è
per dire sufficiente bastevole e vile estate che striscia
da
un foglio nuovo a un foglio vecchio
a
ritroso come il futuro. l'imprevisto algebrico.
il
tondo fiume il lauto limen non
lineare
di
stanza
in stanza luce bianca da un angolo
parole
pendolari alla mia fermata dove altre parole
scendono
e altre salutano quelle in partenza con gesti
commossi
o una stretta di mano. Il
deserto
di una ventiquattrore poggiata una gamba
immobile.
cifre disconnesse tentano un passaggio
di
mezza fortuna.
*
Fiuuuuu
fiuuu
fischio. la stanza riparte. su binari corti. torti.
un
lieve tremolio nelle pareti orti rigidi ' rovi peschi
ai
margini di vetro sferzato dalla bugia del movimento.
Si
vocifera:<< qualcuno deve aver sfiorato
stasera
la perduta lira della città del sole. >
E
forse arriverò con quaranta minuti in ritardo alla mia morte giocosa e sensata
alla mia vita irradiata da un fuoco
Di
vapore.
Vecchio treno in nuova voga... Poesia a carbone su
carta
da
parati giallo avorio.
prima
che senza una particolare spiegazione
la
mia corsa venga soppressa con i turisti che
si
infervorano per il rimborso del tempo colpito alle spalle.
divertito
per l'ironia della sorte - ciuf
ciuuuufff -
la
s sostituita a una m o una c perché sia
davvero ironica
l
iconica presa alla gola del
tempo.
Di-s-quisito
*
Se
non
mi libero di due poesie scritte
a
cavallo di un giorno e di una notte, di due noci
di
pesca, dell'esca piazzata recto verso. ogni più recente chanson de geste.
Se
non (mi) delibero e sottoscrivo la mia
quota,
il
foglio di dazio PAGATO - in
rosso
su ogni salto di fosso, a fare rima con due rane,
con
qualche papavero - e mica poi alla perfezione -
concedendo
al tempo l'opportuna licenza, demenza -
saluti
da Cortina - vicolo cieco, passato il bar delle orecontro -
Pussa
Via, poesia, altro indirizzo...
Se.
*
Se
questo
pixel
su pixel. 1 e zeri
in
combinazioni...
non
seguo:
sono inseguito dal cane lupo dei versi.
Come
la notte vecchia a San Silvestro rincorre il passato
com'è
uso, non il futuro. Il pollice in su, ma è un autostop - nn un like -
lungo
una, due vite, e forse esser arrivati fin qui - incognito e costante,
dove
comincia il vento, è un pretesto d'ovest - non me ne voglia Eolo,
per
gonfiare la rotta di una vela un po' da furbi. Una iperbole
da
faine non come le volpi... Un frainteso in bocca al lupo -
in
risposta: Grazie a Siva.
O un - e viva -
The
Shrine/a poem.
A
Fabrizio Marino
*
Allacciare
con
tre nodi ben stretti
con
tre guadagni a una cima di quattro
nubi
girovaghe
insieme
paura e deserto
e
il piatto arboreo di un amore nel pomeriggio.
Fatto.
Una vespa mi ha punto la lingua e ho violato
un
violino magico. Dolce fauno dallo
sguardo
che
oggi solo posso chiamare triste; giardiniere che
vendi
il tuo sangue e sei come Tristano che eredita
la
notte.
*
puoi
caricare di rose uno dei piatti della bilancia
qualcuno
sull'altro non dio né un buon fratello o un compagno
di
fiumi di funi che si equiparano a un livello
sublime
del pensiero
*
vi
ha gettato fondazioni
di
un tempio di supernove
le
braci di una tundra del dediderio
che si chiama
follia.
Elias
Scilla'83 BelClè
My
guest. My guess.