sabato 21 luglio 2018

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Po3sia ⅜



































Coffea




Io
voglio un abito di latte per la voce della mia gente,
una fisarmonica bianca, bianca
con venti miglia di tasti di neve e un cappello di
nebbia per l'estate. Ma ho una chitarra nera e un nero
scialle di seta e una nera nera ferita lavata con lo zucchero
povero della mia cucina.


*


Io voglio danzare
sul marmo pulito - tomba della mia ombra -
e avere l'ombra bianca dei re pescatori.
Con i piedi bianchi e i bianchi sonagli del vento
danzare nella notte bianca, bianca - che non cerca nel torbido
il suono di una marimba per sollevare il siero della notte.


*


Ma 
le labbra nere, nere labbra che cantano
con la nera voce, le scarpe piantate nel fango
della terra schiava - fuoco di terra nero che
per un'ora di secolo appena resiste. E benedice il mio
nero none di sale
e maledice il mio nome nero di piccolo torrente immenso,
la mia fortuna di peso di note sfiorate da una bianca luna sui tetti
dei capanni.

*


Ma
con le mie monete bianche ho comprato ieri -
Si,  con le mie bianche monete d'acqua infinita -
un tenero roseto di pensiero per i miei figli neri e una nave
grande come la speranza - Salite a bordo della vostra
bianca bianca balena - ho detto loro - salite sul bianco vascello -
E un vertice di stelle migranti
come il corvo che ho visto stamattina
beccare l'oro livido del primo fiore del
banano.




Sigillo Rotto



Diseredate anime in gioco, disertare
il verde dialettale delle immagini;
a voi qualcosa, a
chi di-spera... disanimati svaghi del caos caso...
anagrammi di senso, astri e di nulli
A me. E per chi vento contro vento - decifrata rovina;
complicarsi in verità documentate.


*


Ma
scalciare un sasso, una palla, la foga soffoca
fa diga infiamma e fiume e fine...
deridere il piatto in cui la luna, per un
futuro assurdo, un furto - rincorre il poeta e la sua ombra d'ombra
il
viceversa
smascherato, stilato, sedotto, come il poi, il dove
il quando, il mai. Eravamo giovani.
Eravamo... Giovani?  Mina di porte sbarrate
in doppio senso.


*

Fra
le ginestre
si accenta la prima
estate delle
cicale.




il
pozzo di Buttitta ai piedi del pioppo
ogni pozzo
verso in cerca del proprio
plenilunio





Il Mercato di Sant'Elia



il
Giovedì dopo pranzo - ogni tempo, ogni intervallo -
ora e giorno dei colombi - uccellacci uccellini -
a cui daresti canto e latino - il sempre non semper di Catullo -
e io come un cacciatore senza spari, uomo dispari
a disparati guadagni d'ombra & commerciali scansie del sangue
rimato.


*



Quanto
dubbio io devo al mio "quore" errato... Quanta
polvere in un bossolo di multiversi - si?
Venti, trenta, quarantuno centesimi di grano - sgranando i tuoi
occhi con le mani, caro vocativo ideario, vicario del mezzogiorno che
vendi il mio fiore d'acqua per
venti, trenta giorni di fiumi e di nubi, nubi sparse, fiumi spianati;
lontano anche dalla parola lontano...
Un nome per te: Gaetàn, giovane zingaro. 
Un nome nato banale. Eppure...  Un gitano andaluso.
Ti piace? Ne preferisci uno più sinuoso? Certo.
Un marcantonio latente, nome di gatto o di
serpente: Clemente.



*



Senza nota fortuna - sillabe e briciole e
buona speranza di note scalari - scendere salire e sbarrare
finestre occhi porte; scarti di relitti aerei, ossa alla fossa ben presto -
io come loro non ho padroni né schiavi; ma più come i polli
ho frulli d'ali; grilli nel cuore e alcuni appuntamenti.
Racimolo nel nulla, nello zero il mio senso, il mio multiplo.
Schivo la vita in forse, forse a volte mi
ravvolge


*


un
dirupo di luci, una piccola gabbia strimpellata,
una terra, una città di suono, senza suolo, una via, una casa
abitata da un magico giardiniere che teme le rose e
parla alle cicale nella loro lingua chiassosa e
solitaria (7, 8 duepunti per spiegare  - ma son bravi tutti a ricontare)
Poesia - insomma - più o meno dopo ogni
virgola dell'ultima strofa.

















Scilla'83 ElBel