Dove
la bellezza a
ribellarsi
Dove poesia a non riorganizzare
i soliti
trame e complotti.
*
dove io possa dire
amore Senza che sia obiettato in ovvi paradossi,
in politica per
resto A una spesa d’ore bianche, Oh
stramberie,
bizzarrie, stravaganze di chi mette un narciso
sterile su ogni bacio
che sfiora, su ogni sì
o no detto o in cambio di un no a spada tratta.
E afferra e arraffa e
tutto e gioia e allegria e gli altri sinonimi e l’antinomia
A tutto. E dove non
mira ribassa – si ma io ho gioventù, forza bellezza,
la forma in cui va
la cera persa di una scultura che non
sarà mai serrata.
Dove il mio
lucchetto ha senso.
Dove io possa dire: E’
l’ultima.
O la prima.
*
Dove rivoluzione e
libertà sono lo zucchero nel caffèllatte,
giocare con l’altalena
in un deserto rigagnolo di sole, domandare e domandarsi
e non sapersi. E non
rispondersi. Ma veramente, non nei libri degli altri.
Dove dal carceriere
ottieni tutte le chiavi della notte.
Dove noi che siamo amati diamo segnali di vita
viva, da un sarto pescatore
Che ci insegna davvero
ad essere Uccelli di fiore e pesci di poesidonie…
Io torno. E forse
per la prima volta.
Illusione sulla
terra che, forse ci si bada poco –
è un astro celeste.
E tu no, nemmeno per
allegoria.
Elia Belculfinè -
ospite di sè