sabato 7 luglio 2018

A una donna che passava vestita di nero















Portare un lutto in agosto, lontananza del sangue
stipato a compilare la lista della spesa. Qualcosa che sia più semplice.
Come chi una gioia – e spesso come me caro, e senza discrepanza –
O un laccio di desolata separazione - d’amore, di libertà - peso di lamina
estinta – livrea che ama la notte e ribollisce e tempesta le mani di germogli.
Carità di vetro sotto una pioggia intrisa  - città e grida, i tappeti battuti ai davanzali.
Le prove della tua nascente gaiezza. Aspettare il mattino, le rondini
che intonano una canzone occupata,
sotto il “ferro e fuoco” del ring a piombo a
mezzogiorno.





*


Può accadere ogni cosa: foderarsi di bianco, di pensarsi un veloce
orologio, donna che passi con pochi stracci neri -  di immergerti  in
una scarsità di avemarie –  primavere leali – il miracolo annunciato
dagli altoparlanti del santuario –  davvero non ti sembra di essere
né avere padroni, davanti al tuo ascendente dio. Ardente a spingere

e tirare sul basalto  un carrello vuoto - come un’arpa dosata –  
così vuota, irrisoria, così pallida – e al maschile: questo amore sepolto
vent’anni fa – un tao di lampi sul petto. Che non sai cosa sia,
come tutti noi, questo amore, questa morte.






































Scilla ‘83









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