Morire
suicida
all’età di vent’anni e scarpe rotte.
Non
capita a tutti di poterla raccontare.
O
come l’orologio che ho tentato di riparare: senza la meccanica in chissà quale cassetto.
Io
in un cassetto ci starei stretto, in una cassa sarebbe un lusso che il bilancio…
Insomma…
Venti
d’amori funerari, soffiate sul mio morto
Morto
corpo d’allodola morta
orta
o
E
aggiungerei un Tic Tac, e sentite
condoglianze.
*
Alcune
case del villaggio
sono
appena state costruite, altre appena ristrutturate.
Ogni
colore ha granelli di sabbia fra i denti. Tu
sfida
pure il mio nome, con una tazza di caffè tiepido o un tubetto di colla a presa
rapida,
Amore
che soffi sul mio corpo di specchio buio.
Vediamo
chi la spunta. I morti sono più forti. Punta. Io rilancio: l’albicocca è
arancio.
*
Nero
al
mattino e nero alla sera, sera che annotta e la notte rimbrotta
Ehi
tu, non t’assiepare dietro quel glicine icine icine…
Non
piange e non dispera Ma spera e si conquista
con un rosso papavero,
Alla
fine mi son messo a giocare. Scrivere una poesia compunta, invece ecco la
storia
tormentosa
del giullare di mezzanotte.
E
non basti, continua, l’Aldo di turno:<< ma dio ce ne scampi e liberi!>>
Sono
scampoli, ampoli
lì
Una
risata apre
l’Occhio, è bene lo si
sappia,
Appia à – maiuscolo, sì -
ci
vivo sopra, men
che
due passi – assi - di picche, fanti di fiori…
Un
atto di riverenza,
via
antica, d’eccel_
lenza
*
Non
ha capoccia
e
non ha lavoro eppure il pane non
manca
a Marameo. Che cosa o chi è?
La
mia vecchia zia sorda avrebbe indovinato
in un battibaleno. Sei tu, avrebbe
detto -
asciugandosi
la fronte con quel fazzoletto celeste, allungandomi diecimila lire
di
nascosto, mentre sedeva a fissare il fuoco
spento
da un anno.
Scilla ‘83
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