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1
Ma
io
non avevo sonno né fame né sete…
non
ho futuri e presenti
Io
sono solo la memoria di dolori e di allegrie
di
nubi recluse che tu dimentichi
Sul
guanciale del mattino. Ebbi anche ricordi lievi, figli navigati interpreti
Della
loro finitura infinita di grumi di baci, di culmini di braci, ermetismi
Che
ardevano di buio proprio. Sporca estate, dolce Piero
Ubriaco
come il genio deserto solitario che brucia.
I
nostri figli, i miei di carta di stracci dimenticata sui tavoli delle taverne…
2
Per
la
fierezza di belle usanze
L’anestetico
di un linguaggio - fuoco insonne,
mi
toglie l’appetito un’acqua chiara di cui sono l’unica ninfa, la despota
circonflessa
d’animo che ha nel cuore d’ostrica il più antico veleno.
Gorgona
e Sisifo e Arpia e Cleopatra, oh me, uguale al tempo, più antica, come la luna…
Che
le
dita vogliono sfiorare testi d’arpa,
corde
finissime di cieli
Spianati
e senza eredi . Oh, la luna domanda di me al mio tormento,
la
luna nel pantano dei miei cento occhi sopra un giardino
di
amori girovaghi. ma senza le ali del mio limite ogni invito è una litania di
fanali…
Oh,
fari che scortate al nulla dell’oasi il mio veliero vuoto di senso…
una
risposta a un desiderio che si interseca
con
il verso tentato.
3
Fui
solo
una piccola paranoica
fra
le mie maghe e i miei minotauri; il persecutore interiore
voleva
chiudermi in una voliera e ascoltarmi
danzare, fu una muraglia di piume, il becco
profondo
che cantava al mattino raffinato sull’argomento di Montale,
su
banchine di porti dissepolti per urgenza di suono. Ma
non
ho mai chinato il capo. questa povera pazza che
entrava
al tempio dalla porta posteriore componeva
mosaici
d’aurore colorata e insorta da infiniti florilegi di poesia. Mi sono uccisa –
non
chiamatela
tentata, la mia morte perché la corolla
delle logica dice che ci sono riuscita.
Il
mio
cuore i miei reni – miracolo – miracolo!
Quel
suicidio florido in gennaio, fra i roghi del sangue
innestato
su steli di furti roventi, eclettici conserva
una spada
viva
nella mia gobba entusiasta -
bonaria
serva di licenziate profezie -
che
è il mio pensiero sostanziale,
che
è l’insolenza delle
mie
luci.
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