troppo
occupati noi
all’inseguimento
dei fallimenti
si
aggiusta il tiro
ma
la freccia manca il bersaglio
è
carenza di bilanciamento
non
c’è peso
né
scelta accurata di punta.
Si
prosegue ugualmente
testardi
ignorando
il profumo improvviso
delle
mimose.
Solo
poeti e pazzi visionari
dilatano
il torace all’accoglienza
e
sanno d’essere sempre stati
torneranno
semi e poi di nuovo
ancora
fiore frutto
Buongiorno
Uomo
Troppe
le ombre irrisolte
domande
col lucchetto
tutto
gettato in basso,
lì
il
verde degli occhi s’annera
come
il cercatore
fruga
per l’oro nascosto
eternità
di vita a rimestare fango
sperando
nel
riscatto finale
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Per
un attimo volgendo altrove lo sguardo
sorprende
e dilania
l’insopportabile
chiarezza
no,
no, no
intingi
le dita nel fango
e
ghirigori tracciano scure scie
sulla
tela vergine
Mi
cherent mill’annos
pro domare sas feras meas
traballu malu, costosu
de novas , de dolos
istocados e suportados
cada caminu una pedde iscorjata
e interrata, mai irmenticata
pro domare sas feras meas
traballu malu, costosu
de novas , de dolos
istocados e suportados
cada caminu una pedde iscorjata
e interrata, mai irmenticata
ca
est pericolosu no tennere a mente
sos mostres chi ant abitau intre tie
e como chi miras
e bides
totu sos maschingannos in sos àteros
e cumpatis
como tue ischis su pressiu
de sa pedde de s’ogru
sa nudesa de s’innosséntzia.
sos mostres chi ant abitau intre tie
e como chi miras
e bides
totu sos maschingannos in sos àteros
e cumpatis
como tue ischis su pressiu
de sa pedde de s’ogru
sa nudesa de s’innosséntzia.
______________________________
Cambiare
Mi
occorsero millenni
per imbrigliare le mie belve
un lavorio costoso
di eventi di dolori
inflitti e subiti
ogni cammino una pelle scuoiata
e sotterrata, mai dimenticata
che è pericoloso non ricordare
i mostri che hanno abitato te
ora che il tuo sguardo può
distinguere la moltitudine negli altri
e compatire
poiché tu sai quanto gli costerà
la pelle nuda dell’innocenza
per imbrigliare le mie belve
un lavorio costoso
di eventi di dolori
inflitti e subiti
ogni cammino una pelle scuoiata
e sotterrata, mai dimenticata
che è pericoloso non ricordare
i mostri che hanno abitato te
ora che il tuo sguardo può
distinguere la moltitudine negli altri
e compatire
poiché tu sai quanto gli costerà
la pelle nuda dell’innocenza
mi
scorre
in rivoli diventati alluvionali
e mentre mi dilavano
da scorie millenarie
immobile, scolpita salgemma
da chissà che mano
non muto-forma
solo levigatezza
imprigionato il lucore attende
il frantumarsi
sacrificale obbligato per divenire
luce
in rivoli diventati alluvionali
e mentre mi dilavano
da scorie millenarie
immobile, scolpita salgemma
da chissà che mano
non muto-forma
solo levigatezza
imprigionato il lucore attende
il frantumarsi
sacrificale obbligato per divenire
luce
-
potrebbe sembrare meraviglioso-
così
non è
c’è fango di palude qui
talmente denso che
risucchia tutto
il blu
non è stato possibile tendere
un ramo
o navigare una palanca
per afferrarne un lembo
un
piccolo frammento
che
fissi negli occhi
lo
splendore
per
non vedere altro
e dimenticare
le
sabbie mobili ferme
al
ginocchio da un’eternità
Riflessioni
Sapevo
che
le
spine prima o poi si decompongono
aspettando
il sollievo
ho praticato un’incisione profonda
per verificarne lo stato
ché nel frattempo non è rimasta ferma
allora ho capito
non sono tutte uguali, acciaio la mia
è macchiata ma non è ruggine
ho praticato un’incisione profonda
per verificarne lo stato
ché nel frattempo non è rimasta ferma
allora ho capito
non sono tutte uguali, acciaio la mia
è macchiata ma non è ruggine
avrei
voluto emigrare
in quei paesi pieni di spezie e di colori
di sete fruscianti
oppure in un deserto tra i nomadi
una in fila nella carovana, come tanti
tra ruvida lana, cavalli berberi
odori e sapori e visi nuovi
avventura
per non sentire il dolore
in quei paesi pieni di spezie e di colori
di sete fruscianti
oppure in un deserto tra i nomadi
una in fila nella carovana, come tanti
tra ruvida lana, cavalli berberi
odori e sapori e visi nuovi
avventura
per non sentire il dolore
la
mia inossidabile amica
non mi avrebbe mai lasciato
non mi avrebbe mai lasciato
e
non c’è niente credimi
migliore di una spina
a renderti consapevole che
sei viva
per questo sono ancora qui
a spiare bacche di rusco appena nate
e i germogli sulle talee di rose
migliore di una spina
a renderti consapevole che
sei viva
per questo sono ancora qui
a spiare bacche di rusco appena nate
e i germogli sulle talee di rose
affonderò
ancora le mani nella creta
pigmenti e lustri ad esaltarne le forme
(brutte copie)
testimoniano ciò che non sono
in questa dimensione chiamata vita
pigmenti e lustri ad esaltarne le forme
(brutte copie)
testimoniano ciò che non sono
in questa dimensione chiamata vita
dopo
un’eternità
l’urlo
del vento
si
placa
il
galoppo
del
mio pensiero
si
frange
contro
il nulla
stallone
in fuga
sanguina
contro
il filo spinato
si
arrende
nella
resa è silenzio
ora
posso udire
il
pianto di stelle
appena
nate
dimenticata
sul traliccio a muro
da
mani armate
che
arrese ai parassiti
emisero
la sua condanna
un
colpo di cesoie
trancia
di netto il tronco
restano
tralci appesi
in
attesa
passano
mesi
l’anno
passa e avanza
un’altra
estate
e
lei
ora
è in piena fioritura
non
si è accorta ancora
d’essere
morta
piovono
sulle
mie spalle già grevi
pensieri
(trascino
un incerto andare
chiedendomi
come
resistere sino a domani)
compagni
assillanti
insidiano
la mente
si trattengono spudoratamente
giocando
una sarabanda infernale
un
alito di vento all’improvviso
cresce
scuotendo
le cime
buca
il buio la luna
sino
ai miei piedi
l’argento inonda il sentiero
e
accende speranza
che
non ha nulla di eterno
a dispetto della brama
a dispetto della brama
incalza
cronos
sulle mie mani
ore di robotaggio passate
nei ricordi
sulle mie mani
ore di robotaggio passate
nei ricordi
il
dolore nel nascondiglio
in attesa di varchi
che puntualmente le pupille
aprono
al ripasso delle cose
in attesa di varchi
che puntualmente le pupille
aprono
al ripasso delle cose
nel
carillon
un
cerchietto di velluto
un papillon in raso
che strano, scampano alla furia
solo gli oggetti in nero
un papillon in raso
che strano, scampano alla furia
solo gli oggetti in nero
ma
rose
e lisiantus disseccati
fanno troppo male
più veloce lo scarto non concede
tempo
la fiamma riduce tutto in grigio
compresa me
fanno troppo male
più veloce lo scarto non concede
tempo
la fiamma riduce tutto in grigio
compresa me
L’ibisco
giallo è in piena fioritura
fiori
doppi bordati d’arancio
piccoli
soli appesi al verde
raccolgo
una manciata di fragole
più
in là una rosa
secondo
il calendario è il 29 dicembre
qui
dentro i cristalli crescono a dismisura
è
cambiato qualcosa all’esterno
qui
no
non
basta il profumo delle fragole
ho
sentito che il poeta è tornato
vestito
di blu per confondersi nel cielo
non
dovrei dirlo, visto che è un segreto
non
desidera chiavi, non quelle che chiudono, dice
neppure
io ne ho una per il carillon
e
sto tra le visioni del poeta
parole-sentiero,
parole-albero
parole-ramo
, che il frutto pesante piega
sino
a te
puoi
perderti per sempre al tocco
del
dolore
Commossa e onorata di essere ospite del mio Poeta preferito. Grazie, grazie, meda de gratzias.
RispondiEliminaIl piacere è il nostro di averti in galleria
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