Chiara
mente - sette, sette e dieci - squille antimeridiane –
di
primavera vita sbocca a una chiusa gelida.
Caoticamente
vorticosamente,
colata mente - assisa popolare, amore
che
solda e che salda e ricuce - ed io chi ero? E taciturni arrivederci,
andirivieni,
fretta
di sapidità-rinunce – legato cullato, fiotti di indoli a urti, incontri
spartiti
- inanimati febbrai. Animale-paradiso piegato all’ara di terra arata.
Io
non so più se vetro a lastre o ferro
di
squame
di
ofidi
desideri,
deserti
destrieri
misteri.
*
Semplicemente?
Limite. Saldo alloggio slacciato. L’estremità di fine –
essere
giunto. Fradicio - oniriche soglie schiuse lame. E sul mondo la luna,
il
giro di un satellite - Stella buia - gota
accesa di mondo. Come Cassandra -
e
sotto il sole a rima di parole, idea il punto e il dittongo, ma zitta incrocia
a chiasmo
simbolum
tipologico frutto di notte tumulto, tumulo antica vita a mucchi di peccati plagiati.
Come
Cassandra. Come Cassandra, duttile
salamandra che sgusci
In
un andito di fontana d’oasi.
Rime,
rime, per gioco e pane-vento.
Non
vedo, a quel lume di duna -
ecco
il bello,
oh
luna – io non vedo,
il
mio
futuro - molle
padrone-predone.
Autore ignoto .
l’avrebbe
frenato un largo
patrimonio.
Scilla ‘83
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