giovedì 7 giugno 2018

Oro Nero




Il mattino a lamine macinate, nel sangue finito –
d’essere vivo in questa idea. Non ci fu chiesto
d’essere, amare uno spettro di cave radici, sabbia e spade
Il nostro amicale innamoramento senza nascondigli, prima
che s’oppone e poi proroga. Per calma terminale di ridotte imposture. Non puoi.
Il mio culto, la breccia del sempre, ira  fra le sue mani  aggrumate, smaglianti,.
Anima mia, fibula d’amore trafitta dall’unica sfinge del tempo…

Bagliori in volo disabitati, fenditure mediamente verticali. Oh proiettato fiore d’ombre…
Disimpacciati, nel Numero Effimero versi fra echi a faglie di mutismi –
Denaro nero arrotato. Amore! Siamo soggetti alle nubi. Splende il bianco.
il rosso s’arrossa sulle guance delle ragazze e rosse rosse mele – non è facile spiegare
ali idee raccolti gangheri rotanti brividi d’animo moti della polvere.




*




Il
giallo gialleggia sulle ginestre nuove, e verde il
magico frantume di occhi che mai più vedo. Raganelli di nebbia verdi,
verdi versi fiduciosi di una sinottica discordanza. Mari d’inverno alla risaia di risa che
consuma anditi di cosmi e ride, ride attende di smerlettarsi su torri crocicchi
Di giustizie - realtà che magica ammaglia la mente  - eternità della logica –
 diventare tre poi cento poi infiniti acini - di?
Peste  di balsami lungo il gigantesco tragicomico, il mai più uguale all’eterno
la luce finita, la parola fine in cui principia la sua danza
l’universo,
si
farà la luce
il buio si farà, si farà
il
fingersi lieti e invece muti, muti –
casa notte graspi di vento  atomi nulla molecole scisse adagi d’assenza e d’infinito.
Chiaro di luna. Cassandra musicata, appena promessa.  
Incavo e travatura, Morgana il tempo mi dice.
L’argine intatto dell’estate.


















Scilla ‘83









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