Il
mattino a lamine macinate, nel sangue finito –
d’essere
vivo in questa idea. Non ci fu chiesto
d’essere,
amare uno spettro di cave radici, sabbia e spade
Il
nostro amicale innamoramento senza nascondigli, prima
che
s’oppone e poi proroga. Per calma terminale di ridotte imposture. Non puoi.
Il
mio culto, la breccia del sempre, ira fra le sue mani aggrumate, smaglianti,.
Anima
mia, fibula d’amore trafitta dall’unica sfinge del tempo…
Bagliori
in volo disabitati, fenditure mediamente verticali. Oh proiettato fiore d’ombre…
Disimpacciati,
nel Numero Effimero versi fra echi a faglie di mutismi –
Denaro
nero arrotato. Amore! Siamo soggetti alle nubi. Splende il bianco.
il
rosso s’arrossa sulle guance delle ragazze e rosse rosse mele – non è facile
spiegare
ali
idee raccolti gangheri rotanti brividi d’animo moti della polvere.
*
Il
giallo
gialleggia sulle ginestre nuove, e verde il
magico
frantume di occhi che mai più vedo. Raganelli di nebbia verdi,
verdi
versi fiduciosi di una sinottica discordanza. Mari d’inverno alla risaia di
risa che
consuma
anditi di cosmi e ride, ride attende di smerlettarsi su torri crocicchi
Di
giustizie - realtà che magica ammaglia la mente - eternità della logica –
diventare tre poi cento poi infiniti acini - di?
Peste
di balsami lungo il gigantesco
tragicomico, il mai più uguale all’eterno
la
luce finita, la parola fine in cui principia la sua danza
l’universo,
si
farà
la luce
il
buio si farà, si farà
il
fingersi
lieti e invece muti, muti –
casa
notte graspi di vento atomi nulla
molecole scisse adagi d’assenza e d’infinito.
Chiaro
di luna. Cassandra musicata, appena promessa.
Incavo
e travatura, Morgana il tempo mi dice.
L’argine
intatto dell’estate.
Scilla ‘83
Nessun commento:
Posta un commento