giovedì 14 giugno 2018

La Spaccaponti


Foto di S.J.W.





Io l'ho cercata sopra irid-anze di nubi crepuscolari.
Io l ho cercata - polveri, molecole di danza rima rovina
di magnae graeciae...  epistolare. HiIo - l'ho cercata, l'ho cantata ovunque.
Io stima alla parodia del cuore maiuscolo -
ipertrofia di acqua buia sillabata:
sonetti scomparsi dai calendari, dalle quintane del tempo…
avvolti in vele pesanti, poco adatte al mare d’ostro. Sì. La mia piccola antipodiana medusa musa ridente.
E invece era nel tuo comò - anzi, invece eri tu - pronto e nudo come un cembalo ludico, aleggiato, come un faro
al centro di un diroccato rovinio deserto,
come una tonda mela
beccata
e
pronta e nuda
e chiusa
nella natura morta dell’eternità
serva 
del tempo a ingranaggi - io
e attesto e
firmo.





*




e le rose
baciate, le rose declinate solo al singolare
e le rose rese a un raso di risa

rose da ridere e da indossare oh notti
di seta, se fosse come allora notti di seta sarebbero il nostro atlante di plagi e di grandi
sollevamenti... oh smeraldi di pioggia che vidi in quei tuoi occhi smeraldini di basilisco
in una notte di seta promessa all'attesa del
sempre-mai in un andito di fintocielo medicato
messicano. ..c'era anche un mulo severo
in quella stanza, un sentiero che montava
a un vecchio monasteto emiciclo di sugheri nelle aurore del cuore infittito sull'argomento
dell'amore e il suo demonio di canzoni,  oh limo infettivo, festivo allarme di
vocative  sciagure.






*





Alla mia volontà di potere
TU parlavi - tendini smania spilla
scintilla che estrania la città di scali delle idee. Del mio volto aperto
i tuoi staffili - diamanti - a lui non a me - il tu - parlava. Io sono sempre stata viaggio,
vecchio guardianodel faro. Con due bagagli di segretissima spina.
Uno mio, uno del tuo momento l’inverno l’inferno di Proserpina e
costruivi torri di rasoi - di magnificenza – di rapina…
e ti rintanavi sotto una calda pietra a digerire
il mio cuore ,
il mio ratto tratto
dado...





*




Dia-mente positiva, a lei il mio syn negativo,
per caricare la funzione sistole diastole. Io e le donne come me aspettiamo
Milano, noi aspettiamo una corte dei miracoli e ci ricresce il cuore come le lucertole…
Noi che siamo vinte da una ri-bellante pazzia razzia,
figlie e madri di poeti settenari - padri di galee, di schiavi, nubili e nobili e immobili, celibi piume al vento, oh antichissimi specchiarabeschi...
il mio significante, il mio verso, la mia santità mentale in una cella spoglia di molte sole cose non mie - e di alcuno,
l’estensione, la mia voglia di sensoverso. Il mio sesso di magnolia infangata

il vaevieni sul piano di ragazzi svedesi
che parlano la lingua di Van Morrison. Noi
non amiamo che in versi, perché la poesia gesta eternamente una cava di mostri.
E
a chiunque non lascia -  la sua
eredità profonda.

















Fara Sabina




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