venerdì 15 giugno 2018

Tuttodunfiato



Tributo a Hiroshige - Scilla '83




































Volevo scrivere una poesia e un racconto. 
Ho scritto questo.






*






Lentamente e chiaramente e dignitosamente.
Soglie concluse -  una poesia lacerata dopo l’altra
con eccesso d’acqua nuova carta al macero rime e basilico…
Una lenta chiara dignitosa candela ha illuminato le scale che portano in cantina…
In vie lustre di buio piovoso – pioggia scura di metà giugno.
Ovviamente è tutto figurativo, illusorio e dignitoso
Credetemi, dignitoso. Non racconto balle. Il fieno si inumidisce sui campi mentre
uno spettro, o forse un marziano viene a attrarmi  in un volo chiuso – un’ampolla
di giade guidata dalla forza del suo desiderio di vedermi stupito del solito vecchio o-scenario.

Accaduto ieri notte. E se fossi saggio e se fossi
sciocco visto il posto in cui mi trovo – sono in un monastero di clausura –
Crederei alla visita di uno spirito buono, misericordioso, santo quel tanto che io non debba aumentare
la mia dose serale di neurolettici. E’ tutto un simbolo di qualche
cosa che è già simbolo di un altro simbolo e così via ha detto. Ma io lo sapevo già.
Va’ a scavare in quale trono è sepolta la profonda spada di fuoco…
La matrice. La motrice bobina tremante che genera uguali foglie e pugnali…





*





Andò via dopo esserci innamorati, mi disse
di bruciare la daga di rame dell’Arcangelo della Miseria.Vai a capire…
Mi è costato solo un ansiolitico in più. Sono tornato, ridisteso nella mia materia
Di fuoco, pian piano ridivenendo la solita terra del sempre.
E ho dormito fino a mezzogiorno, quando fuori sul pianerottolo
baccagliavano i ragazzi, ospiti del convento, che mi hanno svegliato.
E non è stato un sogno. E ne ho la prova. Io non soffro di certi dolori specifici.
Così sono uscito ed ho comprato della pomata al cortisone da applicare tre volte al giorno.
Ripeto: è tutto un rappresentazione, un contrassegno, una allegoria macchiata di sangue rosso e dorato.



*




Non
saprei davvero in che modo mettermi a  
riciclare la carta in una vasca da bagno…
Dovrei innanzitutto chiedere che mi cambino di
stanza, nel mio bagno c’è solo la doccia.
I miei fogli restano così, dilacerati, a brandelli, a zannate, che poi nemmeno sono i miei fogli .
Ma sono un'altra personificazione di qualcosa. Qualcosa che con molta probabilità e fatica
risorge in marzo da un’umida gleba di terra.
Sono geometrie frante,  fenomeno-logica-mente,  
di
un grande vaso vuoto
che ho trovato su un sedile in pietra,
dal eversivo allusivo dignitoso  
blu-azzurro  intenso.





.
*




La
cercavo nei suoi occhi quella pericolosa nuance
La maggior parte di voi non sa a chi mi riferisco, ovviamente. E forse mai.
Sorpreso, mentre la bobina è quasi tutto srotolata, di parlare di lui alla terza persona.
E’ la prima volta che lo faccio – sarà stata la visita di ieri notte… o forse la mia solitaria infanzia felice…
E invece erano verdi, verdissimi, stellanti con
il mutamento di pelle della luce – tornando a noi –
e
pieni di diamanti acuminati che
usava per
comprare
ogni  
pur piccolissima
crepa del
vaso.














PoemScilla ‘83
In Fara Sabina





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