mercoledì 27 giugno 2018

Liberarmi di questa Poesia































non ho più
gli occhi verdi. il bianco similseta veste
una notte a lutto - detto come.
letteratura - tomi così - spiegano il come, il dopo
di una confidenza razziata.
e non l'amore ( il sesso offerto in cambio di un piatto di
riso.)
i miei riccioli stirati con il vento di tramontana -
risparmio di forbici ermetiche a recidere
tre centimetri di rosso invernale
dato per svecchiare gli armadi gli occhi e le pareti
e mi sentivo una spigolatrice di Sapri e andavo per forre
e fiere a rimandare il giorno a data da non
stabilirsi.


*
non ho verso certo cantapietra l andare
ma l ultramurmure così umano
mi pare d'essere un occhio di luce aperto su un calligramma di piramidi morte. cosa avrà mai voluto dire...
se sapesse dirlo con parole diverse
demanderebbe a un lungo telefono caldo.
a una breve trasvolata di piccione in due righe
un "mi illumino di immenso con breve moto di sguardi"...

ma la gioia uccide e l'allegria monopolio del vino -
cenere che soffoca l'ugola in un' urna di braci
ancora calde per poco.

*


non ho più gli occhi verdi è questo che e cambiato.
cedri silenziosi, pieni d'ira fossile,
altari di paglia, vento
un fiammifero per una festa di atti di fede
di maschere, carnevale
d'epifania.



*



si
però credo amore e lo rinnego. io posso scegliere.
nell amicizia e attesti e firmi ch io credo
il verbo no. se lo si potesse coniugare...
non si può spezzare un flauto a un pifferaio magico
è magico punto, per nessuna altra ragione.
non si apre una ferita a un desiderio di suono.
qui ad libitum
per contrasto a brillare nerissimo - lucciola diurna -
in un vaso di vetri infrangibili crepati da un fuoco
di ferragosto.  come unico testimone
come di una guerra di
specchi.
















Scilla ‘83


 




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