mercoledì 27 giugno 2018

One Poem and Prison N° Two - Grafic and Poem by Scilla '83





































Poet-a-stro.










Scrivere, ma in realtà non avevo proprio niente
da dire. Meditazioni su universi enterici:
chi si interessa di pietre - di camposanti - papaveri e venti…
flatulenze e candide, accomodati a stuzzicarsi i denti - occhi estranei -
dopo un discinto rinfresco alla carta, cucina con ampia vista sull’apocalisse delle 13 e venti.
Poeta poetae - Ah, siamo seri! È un’altra cosa. Hiroshige?
Kandiski? Cosmo colmo - a carica invertita –
nemmeno.






*





Una volta l’ho intravisto un poeta. Mentre
tentava di abbrancare lettere aeree  -  brevi sorsi delle dita, un tossico o forse un illusionista.
La poesia non si scrive. Si danza.  O bere come una serpe a un catino di zinco
in cui una goccia alla volta - un rigagnolo rosa. Nel cielo di neve a scontare la propria piccolezza.
Con l’immodestia di una gòmena d’idee Puntata a una battaglia di nubi genovesi.
Uno dei tanti, di quei tre o quattro morti
o
ancora in
vita…






*






Lui, l’abbranca sillabe – l’arraffa idee, senza affitti di sabbia
a clessidre fra le pagine. La sera si rintanava a casa dei vicini per i cabaret
vistosi di suoni, di danze; parole vestite a lutto.
Alla domanda: son forse un poeta? No certo. Indovina indovinello...
Non lui, non lui. Il mio Enigma. È forse il mio alterego o la nemesi del mio argento annerito che scrive
e incide il proprio nulla
su stèli d’oro, cambiali di
fango.



















Scilla ‘83






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