Tutti avevano labbra
e rogo,
roghi di labbra,
labbra di fuochi.
Strade verso
Primavera, e dal nulla
*
in
un
perimetro rapido del Qualcosa Ignoto: la vela tesa:
il
solo “essere in vita”. Oh, ripetuti frumenti
– care suppliche per vivai
di
delizie. Io cercavo una commistione d’uva pregna, viavai di genti senz’ombra,
congestioni
di mani - tastiere di stracci e di vento, e mai una miniera,
e
mai il buio lucido della fede, ma un Cristo di sangue che potesse ingiuriarmi
circondato
da cavalli di rame, briglie di fango, cavalieri idolatri e giade e diamanti e
zaffiri in frantumi.
Perché
so cos’è Amore e che tu fosti la Piaga della Logica. E so che ogni guerra è La Guerra.
E
hai potuto intuire un profumo nuovo che si è ostinato dopo la china di ogni mia
struttura…
Il
frutto
più giovane della terra, questa Primavera di roghi e di canti…
Ma
ogni poeta ha innesti antichi e va curato da un floricoltore paziente – Che poteva
il verso…
Della
delicatezza e l’illusione la forma d’aria libera e servi inaliena i notturni implacabili
della Poesia.
Per
questa esisto e tremo,
con
la lama della mia dimora di
fronte
al Canto.
Scilla ‘83
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