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Croce Dei Quattro Venti, Fara In Sabina - Scilla '83 |
Numero Ultimo
i cardini del sangue, i suoi giardini
sepolti -
porte di talentuosi abbandoni laminati d'oro dal sole. e così sia
fronteggiare ombre di pioggia
smacchi di spacchi sopra destinati addii...
principio, uscio, genesi, portali di ruggini e sangue
poi la strada, la via maestra che biforca con un celere vizio di suono - della mia iglesia mineraria giovani amanti.
porte di talentuosi abbandoni laminati d'oro dal sole. e così sia
fronteggiare ombre di pioggia
smacchi di spacchi sopra destinati addii...
principio, uscio, genesi, portali di ruggini e sangue
poi la strada, la via maestra che biforca con un celere vizio di suono - della mia iglesia mineraria giovani amanti.
*
l’immaginario tentato - incipit -
rifrangersi prima che una croce di pane e di pesci
sia incisa in ultimo - in volti ovali di
fiamme, lettere di fiato filato per millenni...
parapetti di avanguardie, amleti, tramonti.
dal pensiero lo scalpiccio di forbici, rasoi d’ali - libellule
parapetti di avanguardie, amleti, tramonti.
dal pensiero lo scalpiccio di forbici, rasoi d’ali - libellule
scarabocchi zelanti lungo l’impervio
rituale del sole e dei gatti…
nessuna velocità o armoniche a bocca sbarrate
in segrete di plasma, entro quel caldo di meta - a metà fra parola morte e morte.
nessuna velocità o armoniche a bocca sbarrate
in segrete di plasma, entro quel caldo di meta - a metà fra parola morte e morte.
coraggio, foraggio, quasi ancora giovane
baio.
nient’altro - altro di niente.
scodinzolando
c’est difficile, mais c’est la vie... e
invece è così semplice.
più a fondo nella parete di stracci, per chiarezza, per cambiare la filettatura alle
chiavi e l’andatura, per rifarsi amori, non indirizzi, per variopinti ritorni - dintorni a biancori
liminali, alle spalle l’azzardo di portare la propria piaga in un giro
più a fondo nella parete di stracci, per chiarezza, per cambiare la filettatura alle
chiavi e l’andatura, per rifarsi amori, non indirizzi, per variopinti ritorni - dintorni a biancori
liminali, alle spalle l’azzardo di portare la propria piaga in un giro
di mondi e di nevi. ultraterra di servitù
deserte, più in visibilio e più verde instellamento.
mentre siedo con la sabbia nel vento, che
viene forse da un gradino a Monastyr
anonimo che rovista nell ossido di uno specchietto da fard
anonimo che rovista nell ossido di uno specchietto da fard
che uso per invecchiare - gli occhi
aperti per una pietra di parole.
Singolari. Ventose, su ponti di navi
senza passato - meriggi di negotium
Ideogrammi di nulla. Che premano,
s’inarchino –
nella chanson de geste.
Scilla
‘83
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