domenica 17 giugno 2018

Ombra di Poeta












































era sempre stato qui ,a portata di mano. come un bottone trovato per caso
da non poter riattaccare a niente. in tasca. quella destra, rifoderata anni fa.

come una celeste anomalia
come un giovane lucifero su una fiammella di candela.

poi sono passati anni di gioia partenze
litanie di girovaghi immaginari
qualche Sven, un paio di Nicolas, molto amaranto
e molto cobalto, poco poco rosa, arancio
non abbastanza, e nessun lutto buono a chiamare una smania di altare.
e una ragazza. Amici che hanno fatto la muda della pelle, delle piume o della loro perimetro
o della geografia.



e due o tre bonsai coltivati in una lista
di numeri telefonici, nella luce di un faro,
in un secchio ai piedi di una grondaia – eccetera, eccetera, eccetera…
e di lui mi ero completamente scordato.


anche con la mente.  chi sei o cosa - che oggi - stamattina soltanto,
ti sei sfilato da un fodero di nulla seta, mentre riordinavo
le taglie dei calzoni, a causa della dieta.








*






mi sono diretto ad ovest per ingannare il buon nome del sole,
per ritornare all’intimità dei miei demoni.  non un solo essere umano in vista,
nemmeno un grillo in un croco in un grembo d’afa, da potersi dire – amico.



nessuno. e sulla strada ho perduto
quella cosa anonima e brillante, quella presenza
d’oro involontario, quel decalogo scritto da chi è tornato a accamparne la siglatura.
cosi compiuta così diseredata.
così vuota e ingombrante - semplicemente
una distrazione. tra i crampi e i fiori, e la prosa del vento.
sulla via di ponente.
























Scilla ‘83



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