domenica 17 giugno 2018

Semi-descrizione di un’opera grafica














































Ogni
poesia è bella Ogni filosofo è greco
Ogni cenere ridiventa fenice Ogni Amore è grande ed
eterno eterno eterno. Potete giurarci, me l’ha detto una zingara.
Su certe cose c’è poco da dubitare…





Slego.






Qui le teste di cenci si intravedono dalle feritoie del mezzogiorno
- verso scritto in dialetto, il mio. Variante della lingua napoletana
Poi ho tradotto, e se volessi leggere a un passante questa poesia?
Dovrei mettermi a spiegare ecc… così ho fatto la versione dal napoletanorum.
Clarisse clausura – come close, in inglese –  to the ghost of the always.
Ma che faranno dalla mattina alla sera? Una aveva una specie di boa dorato attorcigliato alle cosce,
mentre rammendava, con gli occhi chiusi, un vecchio paio di guanti piumati.
Una era tono su tono col suo abito. Non ne ho viste altre. Ce l’avranno il permesso di essere
romantiche fra di loro? E ogni quanto gli è concesso? Son cose che mi chiedo
come - dove cada l’uovo deposto su un tetto da un gallo, al centro,
al tramonto, se verso la falda destra o la
sinistra.







*







O
fanno come me. Meditano: Afterhours - alto volume.
Miserere nobis dei miei arzigogoli…
Studiano, leggono riviste sui sai e le mitre più alla moda… È solo febbre – grida
Manuel Agnelli. Mele su mele, la mia ombra che si sdoppia serpentina su una parete
Di fianco a una finestra che ho trasportato volutamente lì, per infangare il buon nome di un amico.
Un borsaiolo dei peggiori. Un po’ d’autoromanticismo, il caffè diluito in mezzo litro di acqua.
Una signora tanto gentile si prende cura delle mie capricciosità, serenamente.
Io qui aspetto il miracolo dell’anticristo. Che è già un illogico di suo.
Lui non si fa mai aspettare, simbolo o non simbolo, arriva.
Lui.
Incessantemente. Puntuale. Come un gatto di fianco alla profonda lacerazione
di una chitarra battente, o un serpente attorcigliato alle gambe grassocce di una monaca.
Cuce, suor Barbara, mentre siedo
a osservare come un topo mette in fuga
il serpente.














Scilla '83






 

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