lunedì 18 giugno 2018

Quasi un Plagio, e una Poesia


Tentativo di Plagio Con Parte di Cornice - Scilla '83











































Antimolia




questi non é il castello degli incrociati destini.
non è la sventata vecchiaia di
Alessandria. Sono gli intestini del poeta,
questa non è una vera e propria poesia, è più un “qualcun altro”
un rischio su tese di panama, di uccelli, un nugolo di zanzare…
paiono un verbo all’infinito, invece il tormento dell’infinita estate, al sud - e si va lenti, Oh mai usato entrambe, e sconfinati.



*




è
un cappello scomparso, schiacciato, screditato.
è senza ombra di dubbio una bella pipa di bosso, curva
come una esse maiuscola, proprio dove serve che lo sia. in un’altra poesia. non mia.
è un bolero non ballato, interrotto da una guerra di guerre qualsiasi, da un rondinello improvviso
passato da un filtro di tende, lungo un raggio di fanali dalla strada.
ecco cos’è. una balera insanguinata di oro tremante, una balena zeppa di perduti forzieri mal digeriti.
un libro sabbiato al seguito di tredici becchini al trotto,




*



di nove strabici in lutto, di un gatto nero, un poeta vero
o falso, rimato aedo, all’eterna penalità del diamante. Serpente.
La mente spiana ogni cima di luci, perché l’amore, la morte - dietro l’angolo, fermi
pel tuo stesso tram urbano. è pioggia, una bolgia - la più alta o infima del mondo
perché non v’è inferno 
che
non sia così
carnosa e dolce
e malcelata
geen_
na.





questa è la risaia dove entrano, escono, nel vaevieni usato,
lumi pignorati, mucchi di verbi in gerle affastellati, abiti strozzati in budelli
di stigi - gridati  - come il maiale giovane
salassato per amore. lacustri antitetici sostantivi
all’eternità.




*




questa
è la chiglia che impiglia e canto e vanto
di cinerina sirena. Ulisse non puote ove suole a mirare
speme - il salso viandare delle umane genti. nulla, niente.
nessuno. l’’acino del verso contuso in un rollio tenero di biette sul nudo d'anima
siglato: science fiction –
è i gradini d’ingresso all’alveare - ingenerata ara su
cui sputiamo sangue indurito,
pollini.





è Diomira, è Isaura, è Ipazia, è Valdrada. un diradarsi di impronte - la battima
ove passano in fiera - animali più inconsueti al nostro parallelo.
il nuovo circo arrivato in città - appena ieri. adeste fidelis, oh lupi dei lupi…
e voi fanciullini, avvicinatevi, questo è un cammello – la nave dei deserti,
perché l’allegria, l’allegrezza e la gioia, perché
l’allegria, la letizia e la gioia  ogni cosa  
sovrasta.






















Scilla ‘83








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