giovedì 31 maggio 2018

A voi che… - Scilla ‘92




Scilla '92





















A voi che sopportate questo peso da millenni.
A voi come al peso che grava sulla gobba del cammello.
A voi canto questo strazio. A voi, solenni colonne.
Perché ancora portate il peso della vane feste umane?
Perché ancora lì ferme prigioniere di questa inerte statica?
Non siete forse stanche di questi giorni? Perchè ancora l'ombra vostra puntuale
ombreggia queste vanità. Siete forse male informate su come vanno le cose?

Ascoltate questo lamento  di colonna lacerata
Gemevo all’infanzia, sotto i colpi incessanti del martello
Era quasi l'ora del sommo capitello quando di colpo vidi in me una crepa
che dalla sommità scendeva fino al piedistallo
Mi chiamarono colonna lacerata. Una disgrazia divina perché la voce a me giungeva deforme
di tutto quanto si diceva per la vita. Puntuale al dramma la mia ombra è distorta
Dubbia e pensosa lasciavo l'umana sorte allo sguardo di quella inutile colonna. La sera scolpisco in questo vuoto patio.

Su questo dorso, questo dorso di inutile colonna
Incido le lettere di questo pianto Voi invece che portate scolpiti i nomi di chi la vita
temeva in cuor suo. Ancora lasciate speranza nel tempo a chi vi segue?
Perché non crepate questa pietra che vi trattiene e vi sconfina
e che vi rende utili colonne e dal vostro petto lasciate uscire il canto straziante?
Fuori è già buio da un pezzo e la luna ha preso il suo posto  La terra bisbiglia una dolce melodia.
Ascoltate compagne
La terra bisbiglia il dolce
Dramma.








PoemScilla ‘92





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