Ho scarificato una capra
e due cavoli,
per
vederti - morire, amore. All’addiaccio
di una notte,
versi
scelti per un pontile d’anima; la danza dei cucchiai d’argento,
l’ora
del gioco. In futuro il vivere ti fu compagno, amico - anche l’inganno di
una
lunula operosa, ape passionevole di molte vele recise…
in
un pozzo, un crivello a giocare ai cercatori d’oro, come nei film americani…
favola
d’ippocastani abbellati lungo lingue di selciati esangui.
*
Come
infelice, trista, la terra avvilita, Oh,
gatto
che
rincasai da una fessura nella parete a ovest
del
patio bianco-rosa, circondato dalle nubi, in un cielo a mezza
altezza
di oscure masserizie. Quatto e ricucito
all’amarezza
d’allegrie. Con i miei occhi l’anima di giada amara –
non
mia – non tua – Così totale, cumulativa di
penosi andirivieni, e tremula
e
svettata, ridiscendere a un equanime aldilà. Anima e dolente e offesa e
farinosa,
dove a quest’ora di sera… entra: tempo
di svaghi, contarsi le
tasche, le ansie in mezzo a fuochi di deserte
virate
di crochi, in libri neri , rei. O all’ artico di notte che
inazzurra le dita, le lettere sui muri scritte in
fuga da pianeti
di voci, di squille.
*
Sono
gli occhi accecati di un colibrì -
poveri
canti di specchiere. Sicura, impervia stagione nuova…
legata
vite a una mente d’ideali. In fondo non importa su quale volto:
due
bulbi di tulipani, isole lontane dalla venatura di terra ferma.
Per
il simbolo che schermano e scoperchiano. Rifioriti in un vaso di fanfare, fili
numerati di ranuncolo.
E
noi oggi scriveremo la Chanson de Roland. Il nostro amore? Eroico, folle,
ecco
perché. Caduto in guerra, o disperso in un alveo di papaveri..
Il
nostro amore folle d’amore. Chi lo vede lo accusa di idolatria, chi lo vede
lo
giura
di soverchia
eternità
.
Poem.Grafic.Scilla ‘83
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