mercoledì 30 maggio 2018

Insonnia Mattutina. Scilla ‘83


Natuta Morta Con Pubblicità Occulta - Scilla '83 et Cif








































Insonnia Mattutina. Scilla ‘83


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Incombenze, incarichi, occupazioni.
Distante dal punto più distante dalla terra
Oh luna, oh interminabile lunedì al bordo del fuori …
Piscina d’ali di usignoli straziati dalla cortese meraviglia .
Dei giorni desolati, del sole nuovo,  e tutto chiede


di essere riparato: Dicembre, Agosto,  un vecchio  amore  sfiatato, il rubinetto d’acciaio del lavello,
una scarpa, un valore  che scende, che scende  e
non arriva allo zero, resta lì fra l’uno e il niente a vacillare,
a danzare infinitamente spalancato.  Finestra – azione.  La caldaia,
alcune mattonelle del soggiorno, una chiesa in campagna di
sedici primavere fa, una palpebra d’autunno semichiusa,  e ciò che intercorre,
ogni interregno  tramonti aurore notti veglie, centesimi di Russia, le case oscure
dell’adolescenza. Gli alberi, la matematica, la magia delle mani.
L’interlunio. I tergicristalli. Il cimitero dei secoli
assenti.




*


Un libro strappato in vari punti
un bacio a mezzanotte il mondo e le sue acuminate sciocchezze
un vaso d’erica, un olio su tela, una vela di sangue verso
l’isola dell’argento specchio che scorre dall’apice alla casa del boia –
questo luminoso medioevo post moderno.
Il bracciolo del divano verde. Il cuore, il cuore…
Un  orologio a corda trovato in un cassetto del comò che non si era mai riusciti ad aprire,
ma alla fine il tempo ci è saltato addosso. Tic. Tac. Semiromantico, indefinibile
 L’ardesia sul tetto della rimessa.
Io. Tu. Il Cave Canem all’entrata del bosco delle
Fate suicide.
Io.

Qui con le mani in tasca.
Ho ancora la sabbia di due estati fa, quella morta
clessidra che vince
la poesia.



*


Alla fine il matador
sfidò il suo ultimo toro. Gli avevano
anche dato un nome – Colpo Di Tosse. Perché aveva
gli occhi furtivi dei preti quando si schiariscono la voce sul pulpito,
prima del rigetto,  del “per sentito dire”: in quel tempo, in quel tempo… il matador il toro la sabbia
e il sangue - cough cough. Fratelli, sorelle, pecorelle, anche io una volta ho conosciuto
le gioie di una donna. Fratelli, sorelle. Il demonio è muto. E non si rade
l’inguine. La pace è piena di lacrime, bambini
nascosti in otri d’aria, in eternità di arcani clavicembali.
La grande guerra. Il diavolo. Pace. Pace…
Fratelli, sorelle. Cough. Cough. Arrivò qui senza bagaglio dall’Inghilterra
Non si è mai abituato al clima balsamico e assolato del sud Italia. . Allergico ai pollini.
E alla masturbazione.
Sic.


*


Rosso,
clandestina mente  che fugge per il sospetto.
L’arena dei ratti e dei santi -  la rivolta dei templi
contro il nome di giove. Oh luna, oh martedì che arriverai, il toro disteso la
mantella posata su una staccionata, al di là i picnic  delle ragazze di Gauguin distese
su prati d’olio verde, con i gomiti poggiati sopra tovaglie a quadri
e il suono delle campane, e l’acqua e il fumo bianco di una sigaretta,
e un cavallo rosolato, magro dietro una palizzata strinata di carbone,
un ragno nell’angolo del gabinetto sulle piastrelle bianche,
cose vive, vivide. Uomini e  fieno. E lepri al sugo con il  profumo del cumino.
E dio e giove  e allah e zeus e odino,  e il ministro dell’agricoltura e il segretario di Stato
e la moglie del sindaco uscente e
il
fioraio che
non ci ha fatto credito
inginocchiati a chiederci
perdono
.





PoemScilla ‘83



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