Deserto. Rumore
bianco.
Abbottonato fino al mento.
Non mento se dico: orrore. Raccapriccio. Orrore…
panico nel vedere una ciotola di frutti diroccata su
un ripiano nitido – marmo chiaro.
Limoni. Tre o quattro prugne mature, una mela nera, un
sacchetto di fichi seccati.
Mia madre morta, prende da lì, addenta fino alla favola di Adamo ed Eva.
È una banana, il gatto le carrucola fra i gambaletti
di camoscio.
Estivi. Nemmeno
una traccia di calembour rimane della buccia, pare voler mangiare anche quella
<<da quand’è che non vai a fare quelle lunghe, lunghe passeggiate in
auto?>>
*
Ma la domanda era un’altra. La domanda era
una di quelle che finisce con un punto fermo.
Sapere chi la fa a chi o se è solo una delle città invisibili.
Fantasia – storia infinita. Assonnato orco abbrancare
d’ombre
ebrietà di macellerie solitarie, sedie annullate. Del
caffè.
E della ruggine. E
un pugno di ciliegie.
Vuoi questo vento di gennaio.
E’ morta:
ne sei sicuro? È lei? Tua madre?
Ha il collo così lungo rispetto a come lo ricordavi,
il sorriso così
enigmatico, è così grassa, Così haitiana, così
granitica, così acrilica,
talmente bronzea, scolpita, pietosa… È tua sorella. La
tua ex moglie,
il ferrovecchio che si è intrufolato in casa per
rubare i chiodi dei quadri
appesi. È Frida Kahlo. È tua figlia, sulle tue
ginocchia che dondola,
dondola… E pilucca una banana e ti chiede del succo di
mela: non ricorda il sapore
dell’acqua nel catino di zinco Che inevitabilmente si
finiva per assaggiare,
e qualche petalo di rosa finiva per accentare male le
parole per un giorno intero.
Quindi.
“Melpomène”
È così che dovrei
chiamarti.
*
Altri
versi senz'aria, presi alla rinfusa da un libro
di
Charles Simic. Le mie stelle sono complici di
ultraterrena
noncuranza: Rimodellato per il mio amaro in bocca. E
come i poeti servo la cena
quando già s’è freddata. Come l’azzardo non punto mai
su me stesso. Buon appetito,
spettro. Caccia alla volpe. Tempi duri.
Gli scassinatori non lasciano
traccia, e i bacchi di faggio dei vecchi vacillano più
del dovuto, l’ho notato.
Quanto alla filosofia: sempre la stessa cosa da dire:
Pornografia, punto; un cane che cerca di arrampicarsi
su un liscio tronco di pioppo. Ecco tutto.
La solita eiaculazione pubblica,
fissata settimanalmente, salvo deroghe. Salvo
l’azzardo silenzioso
di una riva.
PoemScilla ‘83
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