martedì 29 maggio 2018

Hospes In Scilla Carlo Tella - 9 Poesie


Alberi - Scilla '83

Gli scogli hanno luce

di onde schiacciate

e gli scrocchi del mare
pungono il respiro al silenzio.


Discende a stento l’orizzonte
con lo stupore  che invade



dentro mi seduce la poesia



spiraglio che addenta
il tempo
come agguantare un ponte
 
nella quiete degli sgabuzzini.

giorno che stride la notte


e orizzonti rovesciati  
immobili

soffi di spume svolano scuotendo
il cielo che abbraccia il sole …













Inverno



È una notte fredda

che pulsa noia

trama di giorni un cielo bianco

anche il vento si stanca

confusioni ripetute



davanti s’annegano i monti

tra i sentieri ostili

le chiome degli alberi s’agitano

nella danzante neve.



sotto la terra s’immergono i bulbi

un improvviso tuono

un battito d’ali infreddolite

e una dimenticata foglia

svolazza solitaria.



S’affondano le radici

nella terra riposano

mi toccano

questo inverno fruga ogni sguardo



le sorgenti tra poco romperanno

scoreranno prorompenti

pullulanti di vita.













Le parole restano sospese,

ascoltare di immaginarle,

come suoni vaghi negli echi



giorni ondeggiati  
vivendo come se il domani

non esistesse


volerò attraverso la notte

sentirò le lacrime che si svuotano
ondeggerò nel sogno di oggi













Ridursi a fare domande ai tuoi pensieri
il tuo sguardo ombroso,
come un vagabondo
fa da silenzio nella sabbia bruciata.

So di te ciò che le lacrime sanno,
idei di ali

che stendono l’aria.

Inseguo indeciso i tuoi occhi
che ripiegano arricciando e si rifugiano
fino a legarsi in un riflesso.


Una frammento di voce

frantuma il tuo sguardo,

bagnata, l'alba
immagini schierate
sguardo vagabondo fa da specchio al silenzio.



*



Non ci sarà silenzio dentro,
tranne la luce del tramonto. L’unico
giorno freddo in una chiara breccia
di veli non socchiusi.

Solo di bianchi batuffoli spruzzati
il sollecito alitante guizzo.
 

E ancora disegni attorciglieranno i rami nudi,
e ancora mi guideranno

e mi difenderanno ancora
 
e una gola di frasche stringeranno
i respiri appannati nei vetri di una finestra chiusa.

Ma all'improvviso il giorno
scorrerà il sussulto di uno sguardo.

Non ho incontrato il tuo sorriso

ma i tuoi giorni erano i miei giorni

alle mie parole mancava sempre qualcosa

un petalo strappato dentro una parola.











Non c’è più il nulla a ferirmi

o uno sguardo costretto

o una persona inquieta

che mi turba e fiacca le mie emozioni



tra le rive del giorno
ho scritto di me su un foglio bianco

e raccontato una storia pulita


e non c’è nulla di diverso
quando il silenzio si scioglie

nei suoni ovattati dell’eco


nelle parole sparse  ho raccontato di me

non ho contato le pagine, non conoscono fine













Quieti astrali contro l’ imbrunire afoso;
io ne vivo l’estasi
con la fantasia e il respiro.


Non ho nuove idee;
mi fascia l’ambiguità del buio;

mi abbandono alla calma.

Cammino pigramente per ascoltare
un soffio fra le voci:


mentre il silenzio della sera
mi sopraggiunge e mi spinge.


ne discerno l’intensità
ma i battiti scandiscono in simmetria,
succede tutto in un baleno. mi fermo per gioire l’allaccio del sogno

silenzi come vaso vuoto

stanco di immagini e orizzonti;


e mi abbandono alla pace distesa dell’aurora ...













Rumori di onde
nell’ accento del mare
che sfiora gli scogli
nella fantasia di pallidi borghi
assopiti nei tessuti dell’età.


Sciacquio di brina
nell’alba che si solleva lentamente
in un vago bagliore
tra le rive dei sogni
dolci cunei nei silenzi del creato
nella precoce reviviscenza
mentre la luna sbiadisce
di là della lievità delle nuvole


Corre un’emozione tra le immagini 
e il cuore si gonfia nell’eufonia
di ricordi ancora gonfi
  
sospesa la sera in un incantato sguardo
raccoglie un intreccio di note
chiare nel suono di echi.











Togli il silenzio che si avvolge
 

Pesa il silenzio che si nasconde
Sei il silenzio stordito dai vortici
Sei la strada che porta alberi
Dove ogni cosa si confonde

Fai oasi di suoni acuti
Nei tramonti tesi agli orizzonti
Il caldo raggio si spacca

Chiuderò gli occhi ai sogni
Per vedere i colori che s'accendono
Ancora per poco e si vedranno

Sotto il sole l'arcobaleno si unisce
Ogni peso più lieve e dolce ora
Non posso arrendermi proprio ora
Ignota ombra che fonde ogni segreto Graffio con violenza questi giorni











Vorrei che il mio respiro ti fosse
 

trasparente come i silenzi ultimi
che accendono di echi i margini delle querce,
con l'oscurità della notte che ne fascia la progenie.

Vorrei portarti con la mia voce
lungo un viale quieto,

segnato da intense ombre,
fino a una valle silenziosa,
in uno specchio d'acqua,
dove il canto della cicala calma i rumori
e nel canneto risuona un'esile aria
e le libellule si sollazzano sul pelo dell'acqua.

Vorrei che il mio respiro ti fosse
 

trasparente,
e il mio canto un ponte,
fragile e forte,
 

ingenuo e robusto
nelle tetre profondità
dell’anima.




Carlo Tella 






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